AUTORE:
Giovanni Tamborrino
TITOLO:
Mare Metallico (partitura)
CATEGORIA:
Classica
STRUMENTAZIONE:
3[1.2.pic] 2[1.Eh] 2[1.bcl] 2 - 4 2 3[1.2.btbn] 1 - str hp pf tmp
DURATA:
16'
CODICE:
AW 101
ANNO DI COMPOSIZIONE:
2012
Gli studiosi di scienze sociali ci dicono che il novecento sia stato il secolo dell’estetica e che il duemila sia quello dell’etica.
La cultura dell’etica è quella che smette di essere autoreferenziale e inutilmente accumulativa e “scende in piazza” a sostegno dei problemi concreti della società.
Questa consapevolezza ha condotto la mio pensiero in direzione delle enormi contraddizioni che i paesi “ricchi” si trovano a vivere.
“ La nostra civiltà vive in un perbenismo confuso e dissonante, sempre alla ricerca affannata di un senso che non riesce mai a trovare e che mai troverà fino a quando non si attenuerà il contrasto stridente tra chi galleggia sugli eccessi economici e chi non nulla o chi ha perso tutto”. ( Massimo Donà “Filosofia dell’errore” le forme dell’inciampo, Bompiani 2012)
Lo squallore e determinato anche dall’’ostentazione mediatica della ricchezza.
La crisi di Taranto e quella economica in generale rappresenta un inciampo, il blocco di una corsa verso un futuro ignoto a cui l’occidente tendeva e tende.
“Il capitalismo economico fondato sull’egoismo ha fallito, tuttavia l’urgenza è quella di ripensare le basi su cui far ripartire la nostra civiltà”. ( Donà)
Piero Romano, direttore artistico della Orchestra Ico della Magna Grecia, mi ha proposto una “riflessione sonora” sulla attuale crisi che vive la città di Taranto.
Ho sentito la bell’idea di Piero come un’urgente necessità mettendo da parte il lavoro che mi teneva occupato, iniziando subito la scrittura di Mare Metallico.
Due immani sofferenze: la disperazione delle persone che osservano impotenti i loro figli e loro stessi ammalarsi di tumore e quella dei lavoratori che stanno per perdere il lavoro. Queste disumanità ci rimandano tristemente al quadro del pittore norvegese E. Munch, parliamo della celeberrima opera denominata “Urlo”. Lo stato d’animo attuale dei tarantini trova la propria icona in quest’angosciosa immagine.
L’opera è scritta per orchestra e percussioni metalliche: simboli dell’acciaieria che oltre cinquant’anni fa ha offuscato la bellezza della città, generando i dilemmi che oggi ci troviamo a vivere.
La partitura è interamente costruita sul rapporto intervallare tra due semitoni. I due momenti: la fame e la malattia sono evocate da una continua lotta tra questi due suoni (il semitono è l’intervallo più inquieto e stridente che abbiamo in musica).
Il binomio bruttezza/lavoro è imprescindibile, ma il “pachiderma ” potrebbe essere rivestito di un abito nuovo e bello, lasciando intervenire l’arte (sempre che non si consideri la cosa utopica).
Giovanni Tamborrino